“L’arte in Italia a rischio già prima della pandemia”: intervista a Carlo Gentili di AssoArtisti (da kongnews.it)

“Noi artisti in Italia dimenticati dalla pochezza visionaria dei politici”. L’allarme del coordinatore del settore Arti Visive e Figurative di AssoArtisti

L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio diversi settori della nostra economia, più o meno redditizi, in molti casi accentuando o rendendo ancor più evidenti le difficoltà già preesistenti in molti ambiti della vita economica e sociale del nostro paese. Questo è quanto successo soprattutto nel mondo dell’arte e della cultura, da anni vittima di una politica sempre meno attenta alle esigenze e alle infinite potenzialità di un settore che in Italia, più di ogni altro paese, potrebbe essere fonte di incredibili profitti. Ne abbiamo discusso con Carlo Gentili, coordinatore del settore Arti Visive e Figurative di AssoArtisti (Confesercenti) e artista noto in tutto il mondo.

Nel settore delle arti figurative, quali sono le categorie che hanno sofferto maggiormente il lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus?

L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio diversi settori della nostra economia, più o meno redditizi, in molti casi accentuando o rendendo ancor più evidenti le difficoltà già preesistenti in molti ambiti della vita economica e sociale del nostro paese. Questo è quanto successo soprattutto nel mondo dell’arte e della cultura, da anni vittima di una politica sempre meno attenta alle esigenze e alle infinite potenzialità di un settore che in Italia, più di ogni altro paese, potrebbe essere fonte di incredibili profitti. Ne abbiamo discusso con Carlo Gentili, coordinatore del settore Arti Visive e Figurative di AssoArtisti (Confesercenti) e artista noto in tutto il mondo.

Nel settore delle arti figurative, quali sono le categorie che hanno sofferto maggiormente il lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus?

Tutte le categorie artistiche hanno sofferto il lockdown in maniera drammatica, sia per le problematiche specifiche in sé legate allo stop pandemia, sia per il fatto di vivere e operare in Italia. Ricordiamo perfettamente alcuni politici, amministratori, premier e ministri vari affermare in più casi e in anni diversi che “con l’arte e cultura non si mangia”. Nonostante l’Italia sia infatti un Paese unico al mondo per eccellenze artistiche, gli artisti sono completamente dimenticati, lasciati a se stessi, persino ostacolati: in pratica, non “servono”, non vengono richiesti, sembrano non esistere agli occhi di politici, amministratori e legislatori.

Dal Colosseo alla Torre di Pisa, dall’incredibile Venezia, al colonnato del Bernini alle chiese di Firenze, Lucca o Matera: gli artisti hanno “modellato” tutte le bellezze del Belpaese rendendo il nostra Terra invidiata, bramata ed unica al mondo. Oggi, a causa dell’assoluta pochezza visionaria di amministratori, politici e legislatori, gli artisti non riescono a far valere i loro talenti, la loro inventiva: se Caravaggio fosse nato oggi sarebbe stato costretto ad emigrare in una terra più ospitale, sicuramente diversa dall’Italia.

Qual è invece lo stato generale del settore ora, a distanza di qualche settimana dalla riapertura? Avete riscontrato una buona risposta da parte del pubblico?

Il pubblico ha bisogno di “nutrirsi” d’arte, di bellezza, di creatività, ma a mancare è la committenza, la visione lungimirante da parte di amministratori di aprire le nostre città al “bello”. Un tempo erano gli artisti a “disegnare” e a concepire gli spazi delle città, ora ci sono le gare “al ribasso”, i subappalti al risparmio, l’utilizzo di progetti nati per altri contesti e “catapultati” su realtà inadatte ad ospitarli. Dobbiamo necessariamente rivedere tutto questo.

Gli artisti sono persone creative che dalle macerie riescono a ricavare Bellezza. I Michelangelo, i Raffaello, i Giotto hanno continuato ad operare pur in presenza di invasioni, saccheggi, pestilenze, soprusi, pandemie, ribellioni, stragi, usurpazioni, assalti, passando il testimone della Bellezza e dell’arte da un secolo all’altro. Gli artisti sono sentinelle sempre pronte a mettersi in gioco, ma soffrono di una lunga disattenzione che attanaglia il Belpaese almeno dalla fine del secondo conflitto mondiale: basti riflettere sul fatto che l’ultima avanguardia artistica pregevole italiana è il Futurismo del 1910 e l’ultima linea architettonica è quella razionalista degli anni ’30, in pieno ventennio.

L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio diversi settori della nostra economia, più o meno redditizi, in molti casi accentuando o rendendo ancor più evidenti le difficoltà già preesistenti in molti ambiti della vita economica e sociale del nostro paese. Questo è quanto successo soprattutto nel mondo dell’arte e della cultura, da anni vittima di una politica sempre meno attenta alle esigenze e alle infinite potenzialità di un settore che in Italia, più di ogni altro paese, potrebbe essere fonte di incredibili profitti. Ne abbiamo discusso con Carlo Gentili, coordinatore del settore Arti Visive e Figurative di AssoArtisti (Confesercenti) e artista noto in tutto il mondo.

Nel settore delle arti figurative, quali sono le categorie che hanno sofferto maggiormente il lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus?

utte le categorie artistiche hanno sofferto il lockdown in maniera drammatica, sia per le problematiche specifiche in sé legate allo stop pandemia, sia per il fatto di vivere e operare in Italia. Ricordiamo perfettamente alcuni politici, amministratori, premier e ministri vari affermare in più casi e in anni diversi che “con l’arte e cultura non si mangia”. Nonostante l’Italia sia infatti un Paese unico al mondo per eccellenze artistiche, gli artisti sono completamente dimenticati, lasciati a se stessi, persino ostacolati: in pratica, non “servono”, non vengono richiesti, sembrano non esistere agli occhi di politici, amministratori e legislatori.

Dal Colosseo alla Torre di Pisa, dall’incredibile Venezia, al colonnato del Bernini alle chiese di Firenze, Lucca o Matera: gli artisti hanno “modellato” tutte le bellezze del Belpaese rendendo il nostra Terra invidiata, bramata ed unica al mondo. Oggi, a causa dell’assoluta pochezza visionaria di amministratori, politici e legislatori, gli artisti non riescono a far valere i loro talenti, la loro inventiva: se Caravaggio fosse nato oggi sarebbe stato costretto ad emigrare in una terra più ospitale, sicuramente diversa dall’Italia.

Qual è invece lo stato generale del settore ora, a distanza di qualche settimana dalla riapertura? Avete riscontrato una buona risposta da parte del pubblico?

Il pubblico ha bisogno di “nutrirsi” d’arte, di bellezza, di creatività, ma a mancare è la committenza, la visione lungimirante da parte di amministratori di aprire le nostre città al “bello”. Un tempo erano gli artisti a “disegnare” e a concepire gli spazi delle città, ora ci sono le gare “al ribasso”, i subappalti al risparmio, l’utilizzo di progetti nati per altri contesti e “catapultati” su realtà inadatte ad ospitarli. Dobbiamo necessariamente rivedere tutto questo.

Gli artisti sono persone creative che dalle macerie riescono a ricavare Bellezza. I Michelangelo, i Raffaello, i Giotto hanno continuato ad operare pur in presenza di invasioni, saccheggi, pestilenze, soprusi, pandemie, ribellioni, stragi, usurpazioni, assalti, passando il testimone della Bellezza e dell’arte da un secolo all’altro. Gli artisti sono sentinelle sempre pronte a mettersi in gioco, ma soffrono di una lunga disattenzione che attanaglia il Belpaese almeno dalla fine del secondo conflitto mondiale: basti riflettere sul fatto che l’ultima avanguardia artistica pregevole italiana è il Futurismo del 1910 e l’ultima linea architettonica è quella razionalista degli anni ’30, in pieno ventennio.

Il Fondo Cultura istituito dal Decreto Rilancio rappresenta un aiuto concreto e sufficiente per il settore?

Rilevo troppi orpelli, lentezze e burocrazie che possono essere facilmente disbrigate chi ha già una operatività fattiva di natura tecnico-ingegneristica, ma che rappresentano ostacoli enormi per i cultori del bello. Un Leopardi, un Ungaretti, un Perugino avrebbero potuto affrontare i magici percorsi della creatività se oberati da codici, regolamenti, legislazioni, certificati, comma e codicilli? Con AssoArtisti facciamo da anni diverse battaglie per tutti gli artisti, ma il “fermo” della pandemia è servito anche per unirci con altre realtà nazionali in un “coordinamento” e in un “Forum Arte e Spettacolo” per far sentire un’unica voce ad enti ed istituzioni. Qualcosa è stato ottenuto ma è assolutamente insufficiente anche solo a compensare in parte i grandi danni che tutti gli artisti hanno subìto. L’appello quindi è sempre quello di unirsi, farsi rappresentare da qualcuno, altrimenti per le istituzioni saremo sempre dei “cani sciolti”.

Il settore dell’arte in Italia viveva uno stato di sofferenza, già prima dell’epidemia. Quali sono le problematiche maggiori del settore e i soggetti più penalizzati?

L’arte, in Italia, era in sofferenza già prima della pandemia. I turisti che raggiungono il Belpaese da tutto il mondo lo fanno esclusivamente per ammirare opere, manufatti, costruzioni e strutture realizzate nei secoli antichi e fino agli inizi del ‘900. Poi, c’è il buio, l’assenza, il nulla. La politica e l’ideologia partitica hanno inondato il Belpaese di banalità, brutture e burocrazia facendo in modo che non una opera moderna fosse degna di essere visitata. Anzi, nello stesso Paese in cui le costruzioni ardite dei Brunelleschi resistono al tempo, i ponti odierni cadono ancor prima di essere inaugurati.

Agli Stati Generali dell’economia, il presidente di Federculture Andrea Cancellato ha sottolineato la necessità di guardare al futuro per incentivare il consumo culturale in Italia, non limitandosi a considerarlo solo in funzione turistica. Cosa si potrebbe iniziare a fare per realizzare ciò?

L’arte deve avere un ruolo chiave nel nostro Paese. Gli stessi politici dovrebbero rimodularsi (se ne sono capaci) ed aprirsi alla Bellezza rendendosi conto che dovrebbero essere i primi a capire che l’arte è un ponte di comunicazione tra gli uomini e anche nei momenti di divisione ideologica può rappresentare il punto fermo del Belpaese da cui ripartire. Occorre quindi un cambio di passo. È d’obbligo ripartire dall’arte, dalla creatività e dalla fantasia soprattutto noi italiani che abbiamo la fortuna e l’onere di vivere nel Paese più bello del mondo. Con AssoArtisti, che ha al suo interno i vari settori della musica, danza, teatro, cinema, abbiamo assoluta intenzione di promuovere e patrocinare eventi multiartistici prediligendo le contaminazioni tra le varie arti.