(da L’Espresso blog)_ 13.07.2012_ Il destino ha voluto che, nei giorni scorsi, sia stato proprio l’ex Presidente della SIAE, Giorgio Assumma ad anticipare che l’Unione Europea sta per porre fine, dall’alto, al monopolio della “sua” SIAE.
Ieri la notizia è stata confermata da un comunicato stampa della Commissione Europea con la quale è stata annunciata la presentazione di una proposta di direttiva volta, finalmente, a rendere più efficiente e trasparente il mercato della gestione dei diritti d’autore e dei diritti connessi nel mercato unico europeo, un mercato che – lo ricorda la Commissione UE – vale oltre 6 miliardi di euro all’anno.
Le premesse con le quali la Commissione UE giustifica l’esigenza dell’intervento normativo destinato a rivoluzionare il mercato sono un duro atto di accusa a come, sin qui, molte tra le 250 società di gestione dei diritti operanti in Europa hanno voluto e saputo interpretare la rivoluzione in atto nel mondo dell’utilizzo – specie online – di contenuti protetti da diritti d’autore.
La Commissione – ed è un dato che non può non far riflettere i responsabili del settore nel nostro Paese e, in particolare, Commissari e management della SIAE – traccia un identikit delle ragioni di inefficienza delle collecting society operanti in Europa che sembra ritagliato su misura per la nostra SIAE.
Impossibile, ad esempio, non pensare alla inquietante vicenda degli oltre 40 milioni di euro che SIAE ha bruciato nell’avventato investimento nei titoli della Lehman Brothers quando la Commissione, tra le ragioni che rendono necessario un intervento normativo, cita “alcuni recenti casi nei quali le royalty incassate per conto dei titolari dei diritti sono andate perdute a causa di errate politiche di investimento”.
Straordinaria la figura che l’inadeguato management della Società che fu di Verdi e Carducci e l’incapacità degli enti di vigilanza – Ministero dei beni e delle attività culturali e Governo in testa – ci hanno fatto fare agli occhi del mondo.
Ma è egualmente facile riconoscere il profilo della nostra dissestata società monopolista della gestione dei diritti quando la Commissione rappresenta l’esigenza di intervenire, dall’alto – data l’incapacità delle singole collecting society di provvedervi in autonomia – sulla governance degli enti di gestione collettiva dei diritti, sulla trasparenza dei meccanismi di riparto delle royalty incassate e, soprattutto, sulla scarsa libertà della quale, sin qui, titolari dei diritti e utilizzatori hanno disposto nel poter scegliere da chi farsi rappresentare e da chi acquistare diritti d’autore e connessi.
Ora si cambia.
La Commissione con la sua proposta rappresenta l’esigenza, urgente che il mercato della gestione collettiva dei diritti d’autore e connessi divenga rapidamente davvero unico, che i diritti siano gestiti – in modo trasparente – e nell’interesse prevalente di tutti i titolari dei diritti – e non solo di alcuni privilegiati come sin qui accaduto – e, soprattutto che ogni titolare dei diritti sia libero di rivolgersi ad una qualsiasi società di intermediazione dei diritti per affidarle il mandato di gestire i propri diritti e di revocare tale mandato in ogni momento anche solo in relazione a talune categorie di diritti.
Egualmente ciascun utilizzatore di contenuti protetti da diritto d’autore dovrà potersi rivolgere ad una qualsiasi collecting society europea per acquistare tutti i diritti dei quali ha bisogno.
Basta con le artificiose frammentazioni geografiche dei mercati e basta con l’anacronistica esigenza di negoziare i medesimi diritti con decine di società di gestione diversa per poter erogare i medesimi servizi – attraverso internet – in tutta europa.
Ora – o meglio entro dodici mesi al massimo dall’entrata in vigore della nuova direttiva – si cambia.
L’era dei monopoli è finita e quella del mercato europeo della gestione collettiva dei diritti è iniziata.
Tante, troppe per raccontarle tutte in una volta, le conseguenze che la presentazione della proposta di direttiva UE dovrebbe produrre, da subito, nel nostro Paese.
E’, innanzitutto, urgente che il Governo – inutile, di questi tempi, fare appello al Parlamento – intervenga per abrogare in maniera esplicita l’anacronistico monopolio ancora sancito dalla legge sul diritto d’autore.
Se non lo si facesse, il rischio – a questo punto elevatissimo – è che il mercato nazionale della gestione dei diritti, finirebbe, nello spazio di qualche anno, con l’essere integralmente cannibalizzato dalle più dinamiche, trasparenti ed efficienti società di gestione collettiva operanti nel resto d’Europa, competitors con i quali la nostra SIAE non può confrontarsi, specie nell’attuale situazione di crisi nella quale versa.
Continuare a impedire alle sole società italiane di insidiare il monopolio di SIAE è un autentico suicidio economico e culturale.
Tocca al Governo dei Professori, scongiurarlo.
Ce n’è poi un’altra, altrettanto immediata.
Non ha senso – e sorprende che nessuno, sin qui lo abbia rilevato – che la SIAE si sia un nuovo statuto non conforme alle stringenti regole in materia di governance delle società di gestione dei diritti che l’Unione Europea si avvia a dettare.
Ci si ritroverebbe a dover ricominciare da capo nello spazio di un pugno di mesi.
Il nuovo Statuto della SIAE, pertanto, dovrà essere a norma UE, subito e senza attendere che la Direttiva entri in vigore.
Sul resto – perché c’è davvero tanto di più nella nuova proposta di direttiva – occorrerà tornare nelle prossime ore.