Gli espedienti anti-tasse e i casi di evasione più curiosi scovati dai funzionari in missione ferragostana.
Nel corso delle verifiche che hanno visto impegnati i funzionari dell’Agenzia delle Entrate nelle principali località turistiche della Penisola, tanti sono stati i casi di evasione al limite del verosimile. In Veneto gli ispettori di Entrate e Siae vengono accolti all’ingresso di una rinomata discoteca della riviera adriatica da un omone in giacca e cravatta con la tipica postura da buttafuori. Quando i verificatori si qualificano, il signore dice di essere un “amico del titolare” che è lì per caso e poi sparisce velocemente dalla circolazione. Solo amici anche una dozzina di persone affaccendate a svolgere altre mansioni all’interno del locale. Tutti animati da inscalfibile solidarietà, preferiscono passare il sabato sera a dare una mano gratis come camerieri o baristi, piuttosto che a divertirsi. Passano le ore e il locale si riempie velocemente di gente, molta entrata con biglietti omaggio distribuiti da altri “amici” Per qualche ora prima lungo le spiagge. Nessuno si preoccupa di far filtro o bloccare l’ingresso dei clienti, tanto che al culmine della serata la discoteca conta mille presenze in più rispetto a quelle previste dalla Siae e lo spazio vitale si riduce a pochi centimetri a testa.
Estate calda a ritmo di lap dance, invece, sul litorale del Friuli Venezia Giulia. Anche qui in azione congiunta, i funzionari di Entrate e Siae hanno fatto visita a un night club per controllare la regolare emissione di scontrini e biglietti di ingresso, ma hanno trovato ben altro. Non solo il locale era privo di autorizzazioni e licenze (prima fra tutte il certificato di agibilità), ma per le 32 ballerine di lap dance impegnate a intrattenere i clienti non era stata presentata alcuna denuncia contributiva. Lavoro nero? Ma quando mai! Tutte, all’unisono, hanno dichiarato di essere alla loro prima esibizione, assunte – guarda caso – quello stesso giorno da una società cooperativa di Milano. Quindi non c’era stato proprio il tempo materiale di mettersi in regola.
Sul lungomare le cose non vanno meglio. A Caserta il Fisco ha suonato ai cancelli di uno stabilimento balneare del litorale domizio che sembrava versare in gravi difficoltà economiche, tanto da dichiarare una perdita di esercizio di 4mila euro. La stagione estiva andava così male che dalla contabilizzazione degli incassi risultava che lo stabilimento guadagnava addirittura di più in autunno. Il mare d’inverno ha indubbiamente il suo fascino, ma in sede di controllo sono poi emersi ricavi in nero pari a circa 80mila euro. Sorte simile è toccata a tre esercizi del livornese che dichiaravano una immaginaria gestione in perdita.
T-shirt, pantaloncini e infradito per i 200 funzionari in missione sulle coste marchigiane. L’operazione è scattata in simultanea su tutto il litorale con oltre 130 soggetti controllati. I verificatori, fingendo di essere comuni avventori, hanno tenuto sotto controllo per diverse ore stabilimenti balneari e gestori di attività all’interno dei porti turistici al fine di raccogliere elementi utili a determinarne il reale volume di affari e valutare il movimento di clienti e personale. Come per magia, quando i gestori si sono accorti della presenza dei funzionari, l’incasso è risultato superiore di almeno il quadruplo rispetto a quelli registrati in qualsiasi altro giorno feriale di apertura degli esercizi.
In Liguria, gli 007 del Fisco hanno invece fatto la conoscenza di veri e propri maestri nell’arte della “congruità” degli studi di settore. In alcuni casi indicavano un codice attività diverso da quello effettivo, in altri – come quello di un stabilimento balneare dell’imperiese – si dimenticavano invece di inserire gli ombrelloni alla voce Attrezzature dello studio di settore presentato. Sembra difficile gestire uno stabilimento senza ombrelloni, ma niente è impossibile all’evasore ferragostano, anche fuggire via mare di fronte ai controlli.
Una vicenda a dir poco rocambolesca si è infatti svolta al porto turistico di Ostia, presidiato di buon mattino da venti funzionari della Direzione Provinciale II di Roma, secondo un piano studiato nei minimi particolari. Munito di chiavette elettroniche per l’accesso alle banchine (rese disponibili dalla società di gestione del porto), il personale delle Entrate ha censito tutte le barche presenti e, dove è stato possibile, anche i relativi proprietari. Ma alcuni “marinai” che gironzolavano per il porto, alla vista degli ispettori, sono saltati sulla barca e hanno mollato gli ormeggi disperdendosi via mare. Purtroppo per loro, i previdenti funzionari erano muniti di macchine fotografiche con potenti teleobiettivi e hanno immortalato le targhe dei fuggitivi. Le indagini proseguiranno in ufficio.
Pesce indigesto per un esercente abruzzese che ha ricevuto la visita degli ispettori della Direzione Provinciale di Pescara. Nel corso del controllo sugli studi di settore, hanno chiesto perché fra le rimanenze finali ci fossero circa 500 Kg di pesce, per un valore di oltre 10mila euro. L’interessato ha risposto che quel pesce lo ha semplicemente buttato, insieme a oltre 4mila Kg di farina finita nei rifiuti perché non piaceva al pizzaiolo.
L’unica visita gradita sembra essere stata quella di un funzionario della Direzione provinciale di Ravenna. Incaricato di “piantonare” in incognito il botteghino di una discoteca per valutarne il volume d’affari, è stato avvicinato dall’addetta alla cassa convinta che il giovane – così intento a osservarla – ci stesse provando. Un rapido chiarimento ha però deluso le speranze della ragazza e l’ispettore del Fisco ha proceduto ai controlli all’interno del locale. Durante la ricostruzione dei ricavi, in particolare di quelli derivanti dalla somministrazione di bevande e alcolici (che viene effettuata tramite l’analisi dei quantitativi di componenti utilizzati per i cocktail) ha chiesto chiarimenti in merito ai cali di lavorazione (cosiddetti sfridi). Il rappresentante della società ha spiegato che sono causati dall’abbigliamento delle ragazze. A suo dire, le bariste in tacchi alti, poco stabili, determinano un incremento di sfridi connesso alla caduta di bottiglie e al danneggiamento delle buste di plastica contenenti gli sciroppi utilizzati nei cocktail e normalmente posizionati sulla pedana nel retro del bancone del bar. Il controllo si è concluso con l’accertamento di un maggior reddito di quasi 50mila euro, a fronte di un dichiarato di poco più di 15mila euro, per il quale la società ha presentato istanza di adesione integrale.